Sono stato reintegrato “in prova” a “L’Arena” di Domenica In. Dico in prova perché ho avuto conferma di un fatto che però sarà trattato successivamente.
Nell’ultima puntata si è parlato di giustizia, scarcerazioni facili, delle premialità di condotta per i detenuti, e la sempre meno effettiva certezza della pena in Italia.
Ho ascoltato la testimonianza di una mamma , come tante altre ne ho ascoltate fino ad oggi, alla quale hanno ammazzato il figlio carabiniere a 22 anni. Le sue parole sono state un pugno nello stomaco.
Per un attimo la memoria è volata a Sofri, D’Elia, Contrada, Santapaola, personalità diverse, certo, ma pur sempre accomunate da una cosa: criminali. Criminali superstar.
Ho preso la parola, con tono sommesso. Ho voluto dire la mia, ho voluto dire quello che pensavo, ho voluto gridare a voce bassa di come in Italia sia assurdo che ex brigatisti, ex terrosti e mafiosi al 41bis trovino ampio spazio, finanche da editorialisti, sulle più importanti testate giornalistiche italiane, e di come la politica faccia a gara ad esprimere solidarietà pelosa a questi personaggi.
Tutti fanno a gara a dare spazio ai pensieri dei criminali e degli assassini, ma nessuno si chiede cosa pensino i parenti delle vittime. Dei morti ammazzati. Mai un editoriale per loro sul Corriere o su Repubblica.
Dedicato ai familiari delle vittime del terrorismo brigatista, stragista e di tutte le mafie.
