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Polistena/Bari sola andata.

Polistena, 21 marzo 2007

Rivendico sempre con orgoglio la mia “polistenesità” ogni qual volta vengo etichettato come ragazzo di Locri.
Polistena è una piccola cittadina di circa tredicimila abitanti in provincia di Reggio Calabria, a metà tra Metauro (oggi Gioia Tauro) e Locri, quindi a metà tra la cosca ionica e la cosca tirrenica della Calabria. Pardon, a metà tra la costa ionica e la costa tirrenica della Calabria.
Non ho mai parlato – per scelta – dei miei rapporti con Polistena, città nella quale sono cresciuto e che amo ulivo per ulivo, piazza per piazza, vicolo per vicolo, comignolo per comignolo, millimetro per millimetro.
Questa breve introduzione per ribadire ancora una volta, soprattutto ai compaesani che mi leggeranno, che il problema dei problemi di Polistena sono alcuni di loro, non tutto e tutti. Polistena non è zona franca, ha gli stessi identici problemi di qualsiasi altro paesino di provincia, da Arba a Canicattì.

Ieri ho partecipato, come sempre, alla Giornata della Memoria e dell’Impegno contro tutte le mafie, che per il 2008 Libera e don Luigi Ciotti hanno organizzato nella città di Bari.
La medesima giornata si era tenuta l’anno passato proprio nella mia Polistena, scelta come simbolo della Calabria che rinasce perché qui, su spinta di don Pino De Masi, arciprete del paese nonché referente di Libera per la Piana di Gioia Tauro, un gruppo di giovani dell’interland ha creato la Cooperativa “Valle del Marro“, che gestisce diversi ettari di terreni confiscati al clan dei Piromalli a Gioia Tauro e dintorni. Un capitale potenziale, per intenderci, di diversi milioni di euro.
E da polistenese sono stato felice di partecipare – seppur passivamente (magari ne parlerò più in là) – a questo bel momento di coscientizzazione sociale del quale il mio piccolo paese è stato protagonista. Ho visto parteciparvi tutta la politica, unita dall’estrema destra all’estrema sinistra, tutti i cittadini, solitamente dediti a spettegolare l’uno dell’altro appena voltato l’angolo. C’erano tutti, proprio tutti.
Ed anche quest’anno, a Bari, ho ritrovato tanti di quei volti polistenesi, di ragazze e ragazzi, adulti, politici, laici, cattolici: sono stati organizzati dal Comune ben quattro pullman. Una partecipazione storica.
Sono da poco passate le 8.30 quando arrivo con i miei straordinari ragazzi di Ammazzateci Tutti (giunti da ogni parte d’Italia) nel parco di Punta Perotti, là dove sono stati demoliti i famosi “ecomostri”; è da qui che partirà il corteo che porterà fino a Piazza Prefettura, dove si assisterà agli interventi dal palco.
Manco a farlo apposta, ad accogliermi a Punta Perotti trovo due gonfaloni appoggiati ad una ringhiera, uno accanto all’altro: Comune di Polistena e Comune di San Giorgio Morgeto. Poco più avanti eccoli lì, i miei compaesani, stesi sul prato nelle posizioni più disparate: i pullman li hanno scaricati lì come bestiame alle cinque e mezza del mattino, poveretti.
Quando viaggi spesso, quando passi da un treno all’altro per incontrare ed incrociare città, facce e storie sconosciute e lontane kilometri dalla tua Calabria, sei felice di rivedere facce che ti sanno di casa, non importa che ti stiano più o meno simpatiche.
Ma tra queste facce comincio a scorgerne diverse per le quali non avrei scommesso un euro e sulla presenza e sulla coscienza di ciò che vuol dire lotta alla ‘ndrangheta.
Stupito mi avvicino ad alcuni di loro, sono più o meno miei coetanei: “Anche voi qui?“.
Eccertu, ‘ndi ficimu nà bella gita ‘a Bari ch’i sordi du’ Cumuni(ci siamo fatti una bella gita a Bari a spese del Comune). Ed ancora: “Sai chi mi ‘ndi futt’ a’ ‘mmìa dàa mafia… guarda quantu pilu chi ‘ncé ‘ccà” (Sai che me ne frega della mafia… guarda quante belle ragazze che ci sono qui).
In una frazione di secondo gran parte dei miei pregiudizi, che per un attimo avevo sognato di spezzare, si sono invece rafforzati. Per fortuna c’erano anche tante ragazze e tanti ragazzi polistenesi che invece cominciavano anche ad avvicinarsi al nostro stand chiedendo di poter acquistare una maglietta del Movimento, cosa che ha certamente riacceso in me ed in mio fratello Alessandro la speranza: rarissime volte, prima di Bari, qualche nostro compaesano ha espresso vicinanza alle nostre iniziative antimafia.
Chi ci conosce sa che Ammazzateci Tutti è un Movimento di rottura non solo con la mafia, ma anche e soprattutto con un certo modo (lucrativo e professionistico) di intendere l’antimafia. Non percepiamo elargizioni economiche da parte di regioni, provincie, comuni, ecc.
Ci autofinanziamo, in parte attraverso tutti i piccoli contributi di singoli cittadini e cittadine che in tutta Italia ci apprezzano, in parte attraverso i banchetti allestiti in manifestazioni come questa di Bari dove, dietro contributo volontario di almeno 5 euro, diamo in cambio una o più magliette.
Ora, è’ palese che se non c’è contributo noi non riusciamo a pagare nemmeno il costo della singola maglietta, eppure c’è stato a Bari chi quasi pretendeva che gliela regalassimo comunque. Come un gruppo di ragazze, delle quali non faccio i nomi non per codardia ma per decenza perché mie compaseane peraltro già impegnate nell’associazionismo cattolico, le quali si avvicinano al nostro banchetto chiedendo di poter avere le nostre magliette “Gratis“. E’ apprezzabile, come sempre, che anche loro si accorgano della nostra esistenza, ma spiego loro molto educatamente i motivi sopra detti, per i quali se non con un piccolo guadagno è essenziale per noi quanto meno riuscire a non perderci; offro loro la possibilità di averle “a metà prezzo”, giusto per pagarci in parte le spese.
Eccola la legalità, l’antimafia a pagamento, bravo bravo Aldo Pecora!” sbotta una di loro applaudendo a braccia larghe ed a voce alta pari solo ad una pescivendola.
E’ qui che abbandono la cordialità impostami e rispondo fermo: “Signorina, guarda che hai di fronte a te persone che non sono venute qui in gita, qui ci sono ragazzi come te che da anni fanno antimafia senza l’aiuto di nessuno, senza padri e padrini, ragazzi che sono venuti qui viaggiando a spese loro e non con quelli di Regione, Provincia e Comune. Chiaro?!“.
La pescivendola, rossa da far invidia ad un peperoncino, si allontana. Restano alcune sue amiche, una delle quali tiene a precisarmi che loro “non hanno mai ricevuto soldi da nessuno”. A lei spiego, molto educatamente, che non dubito affatto di ciò e che mai mi sognerei di pensare che loro direttamente siano pagate per fare volontariato, ma che se noi avessimo avuto la possibilità di avere sponsors che non abbiamo e non vogliamo avere, come invece fanno ed hanno realtà associazionistiche molto vicine a loro, ne stamperemmo e ne regaleremmo volentieri a centinaia di magliette.
Ma ormai il dado è tratto ed anche loro, dopo aver salutato, si allontanano. Alcune le ritroverò a manifestare nel corteo con striscioni e bandiere, altre (ed altri) a fare shopping ed ammirare le vetrine del Corso principale di Bari, aspettando la prossima gita antimafia a spese dei contribuenti polistenesi. Magari a Milano, dalle parti di Via Montenapoleone, per acquistare a sconto qualche vestito firmato.

Non arrenderti, Polistena. Non arrenderti mai.
La tua speranza sono loro, quei bambini che reggevano l’anno scorso lo striscione alla testa del corteo del 21 marzo politenese e che hanno gridato anche a Bari, per te e per tutti noi.



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