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Un grande Museo a Polistena intitolato allo scultore Giuseppe Niglia

Il 12 aprile si è tenuto a Polistena (RC) un importante convegno sullo scultore Giuseppe Niglia. Pubblico di seguito la lettera che ho inviato agli organizzatori.

Carissimi,
Vi ringrazio per il gradito invito ma purtroppo, a seguito di alcuni gravi episodi che hanno compromesso la serenità mia e dei miei cari, non potrò rientrare in Calabria per un po’ e, quindi, non mi è possibile presenziare all’importante evento da voi promosso.

Da bambino ho avuto la fortuna e l’onore non solo di conoscere personalmente il nostro illustre concittadino, ma anche – poiché amico e compagno di classe del figlio Leon Giulio – i luoghi privati dove Giuseppe Niglia concepiva e realizzava la sua professione artistica.
Ho potuto vedere, ammirare, toccare tutte quelle opere d’arte di cui forse questi era geloso custode, ovvero tutte quelle opere che ha deciso di tenere presso la propria dimora, in Calabria e a Roma.
Un grande privilegio, una possibilità ad oggi concessa a pochi.

Oggi all’ingresso del Palazzo municipale di Polistena si trova una delle ultime sculture bronzee realizzate da Giuseppe Niglia. Credo rappresenti un lavoratore, che fatica a trascinare il peso di una valigia.
Negli occhi di quell’uomo vi è il dramma di un intero popolo, di tutti quei polistenesi e calabresi che negli anni hanno amaramente lasciato la propria terra. E poi quella valigia, piccola ma evidentemente greve, che pare essere inchiodata per terra. In quella valigia ci sono le nostre radici, i nostri affetti, il nostro essere ciò che siamo.
Quell’uomo é distrutto, perché sa che sta anteponendo il suo futuro a quello della propria terra. Quell’uomo sa che lavorerà ogni giorno della sua vita, come operario, meccanico, o magari in fabbrica, o come manovale, per lo più in nero.
Sa che farà nascere e crescere i propri figli nel migliore dei casi ad almeno mille chilometri da dov’è nato lui, sa che non parleranno una parola del suo bellissimo dialetto, sa che studieranno, andranno all’università, ed una volta diventati uomini e donne potranno riscattare tutto il suo sudore ed i suoi sacrifici diventando importanti dirigenti di una multinazionale, o primari ospedalieri, insegnanti, magistrati, politici. Uomini e donne nelle cui vene scorrerà sangue calabrese, ma che purtroppo in Calabria ci torneranno solo una volta l’anno.
Ecco il perché dell’espressione di quell’uomo e di quella valigia: lui ha già visto tutto, il suo destino é già segnato.

Mi piace pensare che un giorno quell’uomo ed i suoi figli vorranno riallacciare i nodi del loro futuro a quelli del loro passato. Che vorranno far rientro a Polistena, Cinquefrondi, Melicucco, San Giorgio Morgeto, Cittanova, Palmi, Reggio.
Che possano aiutare tutti quelli che erano rimasti lì, a guardare al paese ed alla vita in un’ottica nuova. Dove non vince il più scaltro, dove “u malandrinu” é relegato ai margini dell’agire civile, dove coloro i quali si adoperano per l’emancipazione culturale e sociale, nelle istituzioni, nelle arti e nella società civile non suscitino invidia ma ammirazione. Dove vivere onestamente sia davvero utile.

E mi piace pensare che il Comune, la famiglia Niglia (cui rinnovo la mia stima e la mia vicinanza in questa occasione), gli illustri rappresentanti delle agenzie culturali che partecipano all’iniziativa nonché tutti gli intellettuali polistenesi vorranno adoperarsi per far conoscere ed esaltare ciò che a mio avviso é il più grande tesoro dei polistenesi, ovvero nostro il patrimonio artistico e culturale, un patrimonio che lungo i secoli, dalla Magna Grecia ad oggi, ci ha resi attori protagonisti della storia calabrese ed italiana.
Sogno ed auspico l’apertura di un grande Museo, con sede magari a Palazzo Sigillò, che sia la naturale congiunzione a Locri e Reggio Calabria; un luogo dove, soprattutto i giovani, possano ammirare le opere di Renda, Jerace, Pesa, Morani, Tigani, Niglia, ascoltare le musiche di Valensise.
E sogno ed auspico che quel luogo potrà chiamarsi “Museo Giuseppe Niglia“.

Viva cordialità,

Aldo Vincenzo Pecora



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