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Borsellino, 20 anni dopo. Il mio diario da Palermo – prima parte

Diario, 18 luglio 2012, ore 11:50 «Signore e signori il comandante e l’equipaggio vi danno il benvenuto a Palermo, aeroporto Falcone-Borsellino». Palermo. Rieccomi. Domani saranno trascorsi vent’anni dalla strage mafiosa di via d’Amelio. Con i ragazzi di Ammazzateci tutti c’eravamo già stati tre anni fa, per stare fisicamente accanto a Salvatore Borsellino, e non solo in rete o “col cuore”, come si dice.

Ho voluto esserci nuovamente, quasi due mesi dopo l’anniversario della strage di Capaci, perché dovrebbe essere un dovere morale di ciascun italiano commemorare giornate come queste, e perché per raccontare qualcosa non puoi farlo per sentito dire. Devi starci, ti ci devi sentire dentro, farti attraversare da luoghi, cose e persone. Forse sarò l’ultimo dei romantici, ma secondo me non esiste altro modo per raccontare ciò a cui tieni.

Ore 15:00 – Via d’Amelio. Si parte in corteo verso il Castello Utveggio. Il sole cuoce. Ci saranno almeno una quarantina di gradi. Non siamo certo in migliaia, ma forse ci vuole più coraggio a sfidare il Monte Pellegrino a piedi e con questo caldo torrido che altre cose più grandi di noi. C’è tanta gente, da ogni parte d’Italia.

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