Villa San Giovanni (RC), 17 dicembre 2010
ore 10.00 – Auditorium I.T.C. “Leonida Repaci”
“Uniti per Nino Scopelliti” – Anteprima calabrese di “Primo sangue”
evento pubblico promosso da Fondazione Antonino Scopelliti e Comune di Villa San Giovanni
Saluti:
ROCCO LA VALLE, Sindaco di Villa San Giovanni;
CARMELO LIBERO CACCAMO, dirigente scolastico.
Intervengono:
SALVATORE BOEMI, Commissario Stazione unica pppaltante Regione Calabria;
CARMELO CASABONA, Questore di Reggio Calabria;
ALDO PECORA, autore di “Primo sangue”, Presidente “Ammazzateci Tutti;
ROSANNA SCOPELLITI, figlia del giudice Antonino, Presidente Fondazione Scopelliti.
Modera:
MARIO MELIADO’, giornalista ReggioTV.
———–
“Primo sangue” ripercorre la tragica vicenda del sostituto Procuratore generale della Suprema Corte di Cassazione, Antonino Scopelliti.
Scopelliti ha rappresentato la pubblica accusa nei più importanti processi d’Italia: dal primo processo Moro, al sequestro dell’Achille Lauro, alla strage di Piazza Fontana ed a quella del Rapido 904, ai processi di mafia, dalla ‘ndrangheta, alla Nuova Camorra Organizzata, fino al Maxiprocesso contro Cosa Nostra, che gli è costato la vita il 9 agosto 1991. Il magistrato, infatti, è stato ucciso nella sua città natale, Campo Calabro, dove trascorreva le ferie estive studiando gli incartamenti giudiziari di quello che i cronisti del tempo definirono ‘il processo del secolo’ contro Riina, Provenzano ed i boss della ‘Cupola’ di Cosa Nostra, giunto all’ultimo grado di giudizio. Morendo, Scopelliti lasciava orfana una figlia di sette anni, Rosanna, della cui esistenza quasi nessuno sapeva, per ragioni di sicurezza.
Nonostante non siano stati mai identificati i killer, Giovanni Falcone individuò subito nell’omicidio Scopelliti quello che poi verrà definito come un ‘patto di sangue’ tra mafia siciliana e mafia calabrese. Intuizione confermata anche da alcuni pentiti, i quali rivelarono che Cosa Nostra chiese alla ‘ndrangheta l’eliminazione del grande accusatore della Cassazione in cambio di una pacificazione garantita dai siciliani tra i clan di Reggio Calabria, al tempo schierati in eserciti contrapposti in una guerra che porterà alla fine a quasi mille vittime in poco più di cinque anni. Ma il delitto è rimasto impunito, in quanto dopo le condanne nei processi di primo grado per Riina e soci quali mandanti, in Appello si verificò il crollo in giudizio del cosiddetto ‘Teorema Buscetta’ e, quindi, finirono tutti assolti con sentenze confermate anche in Cassazione nel 1999 e nel 2004.