
Giovanni Daprà e Paolo Galvani co-founder di Moneyfarm
#1. Una considerazione sul mega-round di Moneyfarm
Non avevamo notizie di aumenti di capitale dal settembre 2016. Un “piccolo” round da circa 7 milioni che però ha reso implicitamente ufficiale l’ingresso nel capitale di Moneyfarm del colosso assicurativo tedesco Allianz. Lo stesso gruppo che, attraverso la sua partecipata Allianz Asset Management ha guidato un round Series B da record: 46 milioni di euro, il più alto di sempre nel fintech italiano, forse il più alto in assoluto del nostro ecosistema startup.
In tutto, dal 2011, quello annunciato il 29 maggio 2018 è il sesto round di investimento per Moneyfarm, la ex startup oggi scaleup fintech londinese fondata da Paolo Galvani e Giovanni Daprà. Hanno partecipato all’aumento di capitale anche il fondo di Venture Capital Endeavor Catalyst e la Fondazione di Sardegna.
Secondo Crunchbase, la piattaforma che censisce analiticamente le operazioni delle più importanti startup e scaleup a livello globale, il totale raccolto da Moneyfarm, ad oggi, ammonta a 82,9 milioni di dollari.
Un’azienda che, però, parla sempre meno italiano: è il prezzo da pagare per crescere davvero. Dal primo round importante (quello da 15 milioni del 2015) ad oggi Moneyfarm sul piano fiscale parla di fatto inglese: la struttura italiana (con due uffici, a Milano e Cagliari) opera come branch di una Limited con sede a Londra. Mentre con questo ultimo round l’equity parla sicuramente molto più tedesco di prima. E molto probabilmente una riorganizzazione in tal senso avverrà anche all’interno del board della fintech.
#2. Un altro round, una fintech di cui sentiremo parlare: Pleo
La startup fintech danese Pleo, che offre alle aziende carte di pagamento smart per automatizzare il processo di rendicontazione delle spese, ha chiuso un round di investimento di 16 milioni di dollari, guidato da Kinnevik, fondo europeo di venture capital con sede a Stoccolma. All’operazione hanno partecipato gli investitori Creandum, Founders, Vaekstfonden e Seedcamp. Dalla sua costituzione nel 2015 la società ha raccolto finanziamenti per 23 milioni di dollari. “È incredibile quello che abbiamo ottenuto in appena un anno in due soli paesi, dal nostro lancio in beta”, ha detto Jeppe Rindom, che ha fondato Pleo con Niccolo Perra. Pleo utilizzerà i finanziamenti per ampliare il proprio team in Danimarca, Regno Unito e altri paesi in Europa e per accelerare lo sviluppo del prodotto.
#3. Ethereum ha superato Bitcoin (per crescita non per mercato!)
Alla fine di maggio la blockchain di Ethereum ha segnato 7 milioni di address in più rispetto alla rete di Bitcoin: 31 milioni contro 24. Il dato più interessante, però, è che in media ogni giorno vengono creati circa 100 mila nuovi indirizzi Ethereum, con il numero totale che è addirittura raddoppiato da dicembre. Significa che Ethereum si sta diffondendo ad un ritmo maggiore rispetto a Bitcoin. Sembra pertanto ottenere sempre più conferme l’ipotesi che Bitcoin sia una riserva di valore, mentre Ethereum una vera e propria rete informatica globale con la quale realizzare progetti innovativi. In futuro Bitcoin potrebbe evolvere e diventare più simile ad una moneta, mentre ETH potrebbe rimanere fondamentalmente il token di base della rete Ethereum.
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#4. eToro vuole andare in Borsa
La piattaforma di social trading eToro ha tenuto la settimana scorsa una serie di colloqui (ancora in una fase preliminare) con alcune banche di investimento della City di Londra per una potenziale IPO (offerta pubblica iniziale). I test sull’IPO arrivano pochi mesi dopo che il gruppo, che offre agli investitori l’accesso a strumenti di trading e di investimento online e sui dispositivi Mobile, ha raccolto 100 milioni di dollari. A maggio la piattaforma aveva rivelato l’intenzione di espandersi negli Stati Uniti con l’obiettivo di ampliare la propria offerta e consolidarsi nel mercato del denaro virtuale. Un’operazione che permetterebbe ai clienti USA di investire su 10 diverse criptovalute.
#5. Il Fintech raccoglie in 3 mesi più di 5 miliardi
Il Fintech ha già attratto investimenti per 5,42 miliardi di dollari nel mondo nei primi tre mesi del 2018 spalmati su 323 deal, dopo i 16,5 miliardi di dollari raccolti in tutti il 2017 per 1165 deal. I dati sono di CB Insights, che ha precisato che si tratta del terzo valore più alto registrato da inizio 2013, dopo quello del terzo trimestre 2015 a quota 5,5 miliardi e quello del secondo trimestre 2017 a 5,46 miliardi. A trainare gli investimenti, manco a dirlo, gli Stati Uniti.
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Aldo
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