Il Buongiorno di lunedì 14 dicembre 2020
☕ Smart working è sicuramente una delle parole dell’anno, ma è davvero il futuro del lavoro? Il fenomeno, spinto dalle misure anti contagio, sta sicuramente cambiando le nostre vite. Ma è presto per dire che le cambierà in meglio, ne parleremo questa settimana su italia2030.it. E poi ancora le cronache pandemiche, con l’Italia che – appena divenuta quasi interamente gialla – rischia di tornare zona rossa a Natale (ci sarebbe un piano del governo per vietare gli spostamenti e chiudere, di nuovo, bar, ristoranti e negozi). Non può mancare la rubrica con le notizie tecnologiche della settimana (spoiler: Elon Musk vuole vendere tutto), dalle startup ai giganti del digitale. Tutte spiegate nel Buongiorno di #SostienePecora.
In studio Aldo V. Pecora, con Alessio Nisi e Giancarlo Donadio.
Lo smart working è davvero il futuro del lavoro?
Quello che per decenni non sono riusciti a fare psicologi del lavoro, manager illuminati e startupper alla fine lo ha fatto il Coronavirus: in un batter di ciglia l’Italia è passata da poco più di mezzo milione di lavoratori “agili” a ben oltre gli 8 milioni, dei quali oltre il 70% – pensate un po’ – sono “statali”.
L’Osservatorio del Politecnico di Milano aveva comunicato a fine ottobre 2019 una stima di circa 570.000 lavoratori agili attivi nel nostro Paese”. Secondo la Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro sono circa 8,3 milioni di addetti che lavorano in smartworking. Basti pensare alla PA, dove il 73,2% dei lavoratori è in smartworking.
A suonare la sveglia – manco a dirlo – le aziende tecnologiche. Proprio in questi giorni anche il Ceo di Apple Tim Cook ha confermato che l’azienda continuerà ad adottare la formula dello smart working almeno fino al giugno 2021. Un annuncio che allinea la società a quanto già pianificato da altri giganti tech, da Microsoft, Facebook, Google e Amazon.
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